In un documento dell'Archivio di Stato di Torino del 1730 sono descritte le varie prove necessarie all'accettazione di un cannone.
Il collaudo avveniva con tre prove: la prova del fumo, la prova dell'acqua e la prova del "gatto".
Nella prima, quella del fumo, la culatta ( la parte che deve sostenere lo sforzo dell'esplosione della carica) era posta nel terreno e il cannone veniva inclinato di 22,1°, a questo punto erano sparate tre salve. Dopo ogni sparo si provvedeva a tappare la bocca del cannone con un sacchetto di sabbia e il foro attraverso cui si dava fuoco alla carica con un dito; la prova era superata se non usciva fumo dai fori.
Durante la seconda fase il cannone veniva posto verticalmente e riempito di acqua; la prova era superata se non c'erano perdite.
L'ultima fase consisteva nel caricare il cannone con un ordigno coperto di ganci e aculei per controllare l'anima, se non scivolava bene all'interno dell'anima la prova non era superata.
(V. Marchis, Storia delle macchine, 1994, edizioni Laterza)
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